Già
ho avuto modo di raccontarvi come Gianna Battistella sia stata la
persona che, oltre trent’anni fa, mi ha fatto giungere le pezzuole
benedette da Swami Roberto le quali, una volta poste sul corpo malato
di mia figlia, l’hanno miracolosamente guarita (Vedi il post: Mia
figlia ha riavuto la vita).
Nel
corso degli anni, tra me e Gianna è poi nata anche una grande
amicizia e, ogni volta che la incontravo, lei non perdeva occasione
di parlarmi delle sue straordinarie esperienze in presenza di Swami
Roberto fin da quando lo aveva conosciuto che era ancora un
ragazzino.
Oggi
desidero condividere con voi il racconto di un fatto accaduto in una
di quelle estati in cui Roberto veniva in Veneto, per passare qualche
settimana dalla nonna Antonietta a Loria, in provincia di Treviso.
Roberto
era solito andare a trovare Gianna, che abitava lì vicino. Così
accadeva spesso che delle persone le chiedessero di farle parlare con
quel ragazzino minuto di cui la gente raccontava cose grandi.
Gianna
mi disse che un giorno molto caldo di luglio le telefonò una signora da
un paese vicino, per chiederle se poteva accompagnare Roberto a casa
sua, perché c’erano diverse persone che avevano bisogno di lui.
Roberto acconsentì e partirono in bicicletta.
Giunti
a destinazione, Roberto iniziò a ricevere le persone… c’era un
bel gruppetto in attesa… ma, dopo le prime due, Roberto chiamò
Gianna.
Swami
le disse che in quella stanza c’erano dei demòni con dei brutti
occhi che lo minacciavano di fargli del male se lui rimaneva lì.
Nel
raccontarmi questo episodio, Gianna mi confidò che inizialmente lei
non credeva tanto a quelle parole, apparentemente un po’ esagerate,
e gli aveva detto: «Mi ci vorrebbero i tuoi occhi per
vedere se è vero»… ma lui aveva insistito dicendole: «Gianna!
Se tu vedessi… è orribile!». Lei comunque lo pregò di
continuare a ricevere.
Con
grande fatica, Swami riuscì a ricevere altre persone, ma poi chiamò
ancora Gianna e le disse che per il bene della famiglia che li
ospitava era meglio andare via. Così, lei trovò una scusa con la padrona di casa, poi salirono in bicicletta e presero la via
del ritorno.
Circa
a metà strada, Roberto si fermò e ripeté a Gianna che in quella
casa c’erano i demòni. Gianna mi disse che Roberto era
pallidissimo «bianco come il muro», e aveva la
pelle d’oca, nonostante il grande caldo che c’era. «Sai
Giancarlo… ho preso proprio paura a vederlo in quelle condizioni».
Capii cosa voleva dirmi, perché in fondo parliamo pur sempre di
un ragazzino esile.
Comunque,
risaliti in bicicletta, in breve arrivarono a casa di Gianna. Lei
invitò Roberto a sdraiarsi sul divano per riprendersi un po’.
Subito
dopo, mentre stava preparando il caffè, Gianna sentì squillare il
telefono… «Giancarlo, tu non immagini cosa mi è successo! Ho
ancora i brividi mentre te lo racconto».
La
incalzai: «Dai Gianna! Non farmi sospirare».
E
così, tutta emozionata, mi raccontò che al telefono aveva sentito
una voce sconosciuta, strana, come da un’altra dimensione, che le
disse: «In quella casa c’erano veramente i demòni!».
Gianna
si spaventò e riattaccò la cornetta. Subito Roberto le
disse:
«Hai
sentito? Ora hai avuto una conferma per te!».
Lei
rimase sconvolta perché Roberto non poteva aver sentito cosa le
aveva detto quella voce al telefono. Inoltre, mi assicurò che
solamente lei era al corrente di quello che Swami aveva visto in
quella casa.
P.S.
- Questo racconto è confermato anche da una testimonianza
manoscritta di Gianna Battistella.